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lettere di fra paolo sarpi. 177

blico il tralasciar d’ammetterlo ne’ casi tutti: sottoponendo però il mio debol parere alla somma sapienza di Vostra Serenità. Grazie ec.




LI. — A Giacomo Leschassier.1


Le strettezze del tempo in cui trovomi pel tardo arrivo delle lettere in questa settimana, mi obbligarono a rispondere alle sue carissime con assai più brevi parole di quel che avrei desiderato. Rendo anzi tutto grazie infinite a V.S. eccellentissima, perchè abbia risoluto le quistioni che Le misi innanzi.

È testè morto il commendatario dell’abbazia di Santa Maria di Vangadizza, diocesano d’Adria e dell’ordine Camaldolense. Ha in entrate presso a 12,000 ducati; vanta giurisdizione e dominio diretto su quasi tutti i fondi del Polesine di Rovigo, ed è piantata presso al confine di Ferrara. La Repubblica domanda che si dia al convitto dei monaci; il pontefice ha deliberato d’incommendarla, giusta il consueto, al cardinal Borghese. Che sia per accadere, lo ignoro. Il papa penso che non si smuoverà. Dalle circostanze piglieranno gli altri partito.

S’accese di questi giorni un’altra disputa col pontefice, nata per l’appresso cagione. S’era infiltrato in questa città l’inconveniente, che nelle principali feste di chiesa gli uffici vespertini si prorogassero fino al cuor della notte; e perciò le meretrici, favorite dalle tenebre, e i giovani lascivi non


  1. Edita in latino, tra le Opere di Fra Paolo, ediz. e tom. cit., pag. 46.
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