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lettere di fra paolo sarpi. 193

le ordinazioni. Mi vergogno di non poter far cosa alcuna in suo servizio, confermandomi però, che V.S. mi solleverà di parte dell’obbligo. Io resto desideroso di ricevere li suoi comandamenti, e le bacio la mano.

Venezia, 3 febbraio 1609.




LVI. — A Giacomo Leschassier.1


Non ricevo mai lettere della S.V. eccellentissima, ch’io non tocchi con mano com’Ella possieda conoscenza intera d’ogni modo che valga a reprimere l’audacia dei romaneschi. Sul principio delle nostre disputazioni, trattandosi della immunità delle persone di Chiesa, mi toccò ad appiccar zuffa da solo con tutti i giureconsulti di Padova. E prima venne la volta de’ più rigorosi, che fondavano il privilegio sul giure divino; e dei più moderati dappoi, che sebbene scartassero tanta pretesa, pure asseveravano (come Soto e Covarruvias) aver potuto e potere un papa, di proprio moto, anche a malgrado dei re e principi, sottrarre la chieresía al loro potere. Di loro insulse obiezioni mi passo; ma davano per invitta ragione lo aver più Concilii di Francia e Germania statuito molti punti d’esenzione; conchiudendo che tanto più dovesse ciò stare in facoltà del romano pontefice. Ed io replicavo, che i Sinodi della Gallia, Germania e Spagna, essendo stati adunati da principi e discutendo cose per loro proposte, anco le sanzioni dei medesimi alla


  1. Stampata in latino, tra le Opere dell’autore ec., pag. 47.
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