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lettere di fra paolo sarpi. 195

sa, che sotto il governo di San Lodovico IX tutta la nobiltà del regno e i duchi Burgundo, Britanno e di San Paolo furono forzati a stringer lega fra loro per oppugnare quella tirannide. La qual lega, sebbene Innocenzo VI con donativi a principi, e collazioni di beneficii ecclesiastici a’ loro cognati ed affini, brigasse di rompere, stiè tuttavia salda fino a che venne approvata dal re. Nè di poco momento sono gli esempi di Bertrando e di un altro socio (il cui nome m’è uscito di mente), i quali sostenevano cotal giurisdizione impartita in dono dai re, non per quell’autorità, ma per iscritture stiracchiate e canoni. Ma che voi non abdicaste mai i diritti di libertà, si pare da ciò, che tutti incontanente ubbidiste al re. Quante volte ho pensato di farmi barriera ai sovrastanti abusi, mi davano uggia gl’Inglesi; stantechè mi dia gran sospetto quella sterminata potenza dei loro vescovi, comunque al principe subordinata; in guisa che, quand’essi dieno in un re nullafaciente o in un arcivescovo armeggione, il potere sovrano sarà messo in fondo, e i vescovi agogneranno assoluta signoria. E se non valgano a strapparla soli, faranno causa comune col papa. Parmi vedere nella Inghilterra già insellato un destriero, e preconizzo che fra breve ci monterà su il cavaliere antico. Ma tutto è regolato dalla divina Provvidenza.

Da lunga pezza desideravo sapere se in Francia i Gesuiti abbiano scuole e presiedano a convitti di giovani; ed Ella mi ha contentato. Gran cosa è che a Parigi sia loro interdetto l’insegnamento: se ne struggerebbero dappertutto, ma la fortuna non dice ad essi sempre bene. Se spesso mettono in giro dicerie di licenza d’insegnare riavuta, ciò interviene