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lettere di fra paolo sarpi. 217

miracoloso, nè me lo esplica; onde resto senza intendere questa particola. Ma a me non mancano miracoli, avendo un Dio in terra, la cui onnipotenza se bene s’estende costà, però non esce così lontano. Il signor Molino li bacia la mano, come faccio io di tutto cuore, pregando Dio che li doni le sue sante grazie, e a me modo di poterla servire come desidero.

Di Venezia, il 17 marzo 1609.




LXIV. — Al medesimo.1


Per la morte del granduca di Toscana, quello Stato non ha sentito alcuna mutazione, nè meno vi è materia d’onde possa sorgere. Si credeva da alcuni, che qualche disgusto domestico potesse nascere tra madre e figlio2: con tutto ciò nè anco questo si vede. Ma, succeda quello che vuole in Italia, tenga V.S. per certo, che non seguirà guerra, se li Spagnuoli non consentono. Essi vanno acquistando in più luoghi, come ella fa menzione; e chi vede le cose de’ futuri travagli, teme di anticiparli se tenta farsegli incontro.

Che siano stati imprigionati alcuni per la fuga dell’arcidiacono, è vero: credo anco che al papa non sia piaciuto; non però ne ha fatto motto alcuno. Io di ciò non ho scritto a V.S., come di cosa frequentissima. Qui, dappoi composte le discordie, sono stati imprigionati per diverse cose, tra frati e preti, al nu-


  1. Edita: come sopra.
  2. Moriva nel febbraio di quest’anno Ferdinando I de’ Medici, succedendogli Cosimo II, maritato recentemente a Maria Maddalena, figlia dell’arciduca Carlo d’Austria. La granduchessa vedova era Cristina di Lorena.