Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/301

Da Wikisource.

lettere di fra paolo sarpi. 241

o di nobil signore e laico; e se i patroni usino del dritto di presentazione, ovvero osservisi il capitolo Nobis de jure patronatus; e se vi si trovino famiglie o conventi di Certosini o Mendicanti, dove i laici per dritto di patronato abbiano facoltà a presentare il superiore. Mi garberebbe conoscere da ultimo tutte le consuetudini di cotesti luoghi intorno al giuspatronato sugl’impieghi dei regolari.

Il legato del nostro Principe scrisse avermi inviato i libri e le collezioni di Gillot e Boccello. Con vivissima ansietà le attendo, e godo che i Gesuiti non riuscissero a distruggere tutto il libro.

Espone la S.V. in altre lettere, che costà trovasi un libretto, nel quale l’abate di Camaldoli chiarisce i suoi dritti. Gira attorno anche qui manoscritto e si crede farina sua; ma non ha argomenti abbastanza sodi. Se procederà la faccenda a contrasti pubblici, la S.V. vedrà di meglio: ma se sapesse con quali risposte diano la baia i romaneschi a’ decreti del Concilio e a privilegi dei religiosi, affé che darebbe in risa. Celebrato il Sinodo di Trento, Pio IV proibì a chicchessia di farne per iscrittura glosse, e certa congregazione di Cardinali istituì, che n’esplicassero i punti oscuri ed ambigui. Essa congregazione dura ancora, e scioglie i dubbi agl’interroganti; ma il più delle volte la dichiarazione fa a cozzi col testo, e a Roma tanto importa dichiarare, quanto pensare il contrario. Il decreto del restituirsi i monasteri l’applicano soltanto ai non dati in commenda. Una volta sostenevano la superiorità del papa al Concilio, ed oggi (a qual pro l’affannarsi tanto?) quella di quattro cardinali, sotto scuse dichiarative. Falso è quel che hanno scritto costà circa l’immessione al


Sarpi. 16