Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/300

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240 lettere di fra paolo sarpi.

timore d’irregolarità. Mi sarà agevole procacciarmi un esemplare di esso breve apostolico. È di autenticità pubblica; ma dappoichè non suona come corse voce costà, senza un cenno ulteriore non lo spedisco. Io non approvo e non posso sostenere che tanto eccessivo sia lo strapotere d’un papa, da autorizzare nel territorio di un principe, senza bisogno di giudici, la uccisione d’un uomo: allora, infatti, si negherebbe al principe ogni potestà punitiva. E ciò, parmi, tornerebbe lo stesso che dare al papa il dominio universale; al che mira, come potè accorgersi la S.V. la curia romana.

Il nostro Principe non ha preso per ora parte nella lite del monaco di Camaldoli coi romaneschi. A Roma assai fanno e disfanno. A che riuscirassi, non so: ma bisognerà bene che, fra un mese, o tutto s’acconci, o a tali termini si riduca, che facciano impossibile un componimento. I romaneschi invitarono a generali radunate tutti gli abati camaldolensi; i quali faranno di certo cessione dei dritti, se lor verrà chiesta: ma non capisco qual profitto possa tornarne ai primi. Se pretenderanno che il Capitolo deliberi contro il religioso ch’è in possesso, l’avranno alle lor voglie; ma poi? In tal bisogna non hanno mai mosso piede i romaneschi, senza trovarsi più avviluppati.

Grazie per le notizie portemi sui decreti d’Orléans. Mi sarà in gran piacere se mi accennerà il nome della città nel Delfinato dove fu eletto il vescovo a forma di quei decreti; come pure quello dell’eletto; e ancora, se la cosa alligni senza bisogno di sanatoria papale. Prego eziandio la S.V. a ragguagliarmi, se in cotesto regno ci abbiano ordini monastici con famiglie e convento di regio patronato,