Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/319

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lettere di fra paolo sarpi. 259

edizione: al resto ero fino ad oggi nuovo. Vi auguro perseveranza nel fermo procedere dei vostri maggiori; e Dio ci accordi forza a premere le vostre orme. Per voi, temo alquanto dei Gesuiti; per noi, di noi medesimi. Pur ce n’ha in copia dalla mente diritta e dall’animo vigoroso. Le manderò in più volte il libretto che ricerca, per non dar troppo impaccio al corriere. Ne avrà porzione oggi; il resto a quest’altra occasione. Mi vergogno a pensare che questo lavoro non è degno della lettura di V.S.; e ho fidanza che nel giudicarmi piglierà per norma i dettami dell’amicizia, e non quelli del vero.

Di pubblici eventi quasi niuna novità. Il duca di Lerma, che ha il supremo potere in Ispagna, sente grandissimo orrore della guerra, nè alcuno può balzarlo di tant’altezza: anzi, e le cure della guerra e del regno napoletano affida ora a un nipote per parte di sorella, e il fratello di lei ha decorato della legazione romana. Da questi dipenderà lo scioglimento di tutta la matassa italo-ispana. Apprestano armamenti per difendere le spiagge marittime dalle scorrerie dei Turchi; e il giuoco mi par probabile. Stimo poi disperata la sorte del re di Fez, che vinto dal fratello, si volse in fuga. Che si può congetturarne di buono, quando è sceso a tanta viltà di cuore da lasciare il suolo natale, e rifugiarsi sotto le armi nemiche? Dicono che portasse in Spagna un gran tesoro, ma composto di gemme e perle che hanno poca valuta, quando pur trovino il compratore. Ma qui si prognostica che il re del Marocco vincitore assalterà i luoghi occupati nell’Affrica dal re spagnolo. Se tanto avviene, io vedo in gravissimi imbarazzi gli