Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/326

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266 lettere di fra paolo sarpi.
1Ai nobili e sapienti signori N.N., Potestà e Capitano della nostra città N., e ai successori fedeli e diletti.


Vacando la chiesa cattedrale di cotesta città per morte del R.S. N.N., vescovo ultimo in possesso, l’attual sommo Pontefice la conferì a N., siccome consta per le presenti lettere papali, munite di annessa bolla, date presso a S. Pietro il giorno... mese... anno... Però vi comandiamo che facciate immettere lo stesso N. vescovo, o il legittimo procuratore di lui; e dopo immesso, lo conserviate nella tenuta e real possesso dell’anzidetta chiesa, con la corresponsione di tutti i frutti e redditi a quella riferentisi e appartenenti. Ma se abbiate qualche cosa in contrario, soprassedete e a noi riscrivete, astenendovi dal mettere alcuno in possesso per le nostre lettere. Queste poi registrate, rendete a chi le presenti.




LXXX. — Al signor De l’Isle Groslot.2


Ho ricevuto tutt’insieme per questo dispaccio una di V.S. delli 27 maggio, ed un’altra delli 10 giugno; le quali sono state a gran pericolo di perdersi


  1. Questa che segue è la formula che il Sarpi dice di mandare al suo amico, e colla quale il governo di Venezia permetteva ai magistrati di mettere i vescovi in possesso delle loro chiese e dei redditi ad esse relativi. Il Leschassier fece a questa Lettera del nostro gran canonista e teologo, un’assai lunga risposta.
  2. Pubblicata in Ginevra ec., pag. 173.