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lettere di fra paolo sarpi. 267

qui: cosa che mi sarebbe spiaciuta molto. Il tutto è riuscito bene, Dio lodato.

Adesso qui s’attende al negozio dell’Abbazia, il quale non so pronosticare come sia per avere la riuscita. Dio faccia che sia a sua gloria! Assai male viene di costì. La favola d’Esopo porta il vero; che la volpe perduta la coda alla trappola, consigliava che ciascuna tagliasse la sua.

Gli Spagnuoli trattano in Roma con assai decoro. Hanno mandato don Francesco ambasciatore là, con tutto che il papa non gustasse quell’andata: si lasciano intendere non voler che siano messe pensioni sopra loro beneficii per Italiani in testa de’ Spagnuoli: essendo stata interdetta una città in regno di Napoli, hanno fatto risentimento molto gagliardo contro il vescovo. Da questo però V.S. non concluda ch’essi vogliono romperla, o perdere il dominio che hanno; ma sanno in che modo convenga procedere. Alcune donne non amano se non chi le batte. Il mondo ha opinione che, fatta la tregua, si pensi ad altra guerra, e che solo si differisca per prender fiato. Io posso ingannarmi, ma tengo che il fine di chi governa sia avere una pace perpetua, e che non romperanno con nissuno, se però non saranno tirati per forza.

Le cose di Parma sono andate tutte in silenzio. In fatto, questa è una stagione di secolo molto inchinata al comporre le cose: io credo che se anco duoi eserciti fossero a fronte, partirebbono d’accordo senza sfodrar spada. Poichè le cose di Boemia passano senza sangue, si può sperare che altra guerra non convenga a questi tempi, se non di parole. Indizio grande anco ne dà il libro del re d’Inghilterra.