Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/328

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268 lettere di fra paolo sarpi.

L’armata dei Turchi non farà gran cosa, poichè tanto tarda a uscire.

Ho inteso le disgrazie del padre Cottone: la pace segue sempre dove vi è interesse d’ambe le parti per accordarsi. Egli con qualche maggior servizio, o con dar speranza di farlo, accomoderà ogni cosa.

Le ordinazioni scritte mandatemi dal signor Castrino, sono parte troppo minima di quella politica: sono alcuni capi raccolti dalle Costituzioni, quali danno saggio di esse, ma non gusto intiero. Io dispero di poter mai vederle; e con ragione, perchè quando li misteri sono pubblicati, è distrutto il loro valore.

Non posso credere che voi siate ingannati da loro,1 ma più tosto che li vostri interessi comportino che mostriate di non vedere e di non sapere. È vero che si è fatto il capitolo del mio Ordine, dove forse alcuni disegnarono qualche cosa; ma anco noi siamo stati sopra le avvertenze. È piaciuto a Dio che sia riuscito il disegnato da noi. Nella congregazione dei Camaldolensi tenuta in Roma, non fu fatta alcuna risoluzione di rilievo: si tentano cose assai, che riescono vane.

Sono passate alcune lettere tra il signor Hottman2 e me, con molto mio piacere, che lo scuopro gentiluomo molto sensato. Vidi già più mesi certa raccolta fatta da lui di scritture che trattano l’argomento della concordia, quale mi fu portata da un gentiluomo che venne di costì. Io lodo il zelo, e li mezzi


  1. Cioè, dai Gesuiti.
  2. Sembra parlarsi di quell’Hottmanno, abbate di San Medardo, al quale è diretta la Lettera XXV. È da notarsi come altre ancora, secondo queste parole, ne dovessero esistere a lui scritte dal Sarpi, e che più non si trovano.