Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/356

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296 lettere di fra paolo sarpi.

a miglior riforma proposto, incontrano la mia piena approvazione. Alla Repubblica non spettò mai il conferimento di tutti i benefizi, ma dei vescovati soltanto; e intorno ad essi non avea altro dritto che di nominare, la instituzione stando al pontefice. Per violenza e guerra venutole meno quel dritto, si ritenne tuttavia la facoltà di dare il possesso; e perderebbe ora anche questa per arti pacifiche, se non fosse da alcuni pochi pertinacemente propugnata. La ragione della differenza sta in questo, che allora moltissime liti agitavansi sul dritto al possesso; costumando la romana curia conceder le bolle a tutti i chiedenti e pagatori; tanto che di sovente lo stesso benefizio si dava nella curia a più, e i nominati dalla curia e dagli ordinari venivano quasi sempre a contesa fra loro. S’aggiungevano poi le espettative, vivissimo fomite di litigi. Dopo il Sinodo Tridentino tutto fu emendato; tolte via l’espettative; e le bolle mai non si spediscono per qualsivoglia ragione in pro del secondo supplicante. Se, per difficile ipotesi, il papa e l’ordinario conferiscano il medesimo benefizio, cede il provvisto dall’ordinario, o prima del possesso se la intende col pontefice, e niente fa, se innanzi non sieno rivocate le lettere della santa Sede; e così evitasi ogni lite nel possessorio. V’è chi pensa fra i nostri, non doversi far gran caso se il possesso lo dia un magistrato laico: ciò porta, infatti, un uso perpetuo e incontrastato.

Alle domande che mi fa sul Concilio di Trento, risponderò con una sola sentenza: neppure Apollo


    nistrare intorno a ciò qualche lume anche la Lettera XXIV, e la nota da noi posta a pag. 89.