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lettere di fra paolo sarpi. 295

sibile trovare. Ho visto qualche altri estratti e sommari, che se bene non sono affatto pubblici, li lasciano però (con qualche riserve) vedere; ma l’intero non già.

Delle cose di qui non posso dirle cosa nuova, perchè tutto cammina secondo li usi antichi. Il pontefice attende ad arricchir la casa sua; e questo è il principale della sua amministrazione;1 la Repubblica nostra, secondo ch’è il suo solito, a governar alla giornata; li Spagnuoli ad accrescer in Italia con le arti, non con le forze aperte; gli altri principi a conservarsi la grazia dello Spagnuolo. Io resto con desiderio di ricevere li comandamenti di V.S., alla quale bacio le mani.

Di Venezia, il 1 settembre 1609.




XCI. — A Giacomo Leschassier.2


Lessi con attenzione il Commentario che V.S. eccellentissima fece per commessione del Principe, da me trasmessa.3 Ogni cosa da Lei notata, ogni punto


  1. Può appuntarsi questa ripetizione; ma le altre cose che seguono sono una pittura assai viva, per quanto compendiosa, dello stato infelicissimo d’Italia al principio del secolo decimosettimo.
  2. Delle stampate in latino, nel tom. VI più volte citato, pag 60.
  3. Ricordando quello che l’Autore nostro scriveva alla fine della Lettera LXXXVIII, conoscerà ognuno come fosse impossibile ch’egli avesse sì presto ottenuto dalla sua Repubblica quello che prometteva all’amico di procurare con ogni suo potere ai 18 d’agosto di quest’anno medesimo. Dovrebbe inferirsene o che qui si tratti di commissione dalla predetta assai diversa, o che la data di questa lunga Lettera sia, nelle precedenti stampe, sbagliata. Potrà sommi-