Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/354

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294 lettere di fra paolo sarpi.

un inganno alli Confessionisti; e quelle di Cleves in una pace, con divisione di quei Stati tra gli occupatori; e quelle de’ Svizzeri in diete; e le nostre d’Italia in parole, fin che li Turchi sieno quelli che, composte le cose loro, ci mettino in qualche pericolosa guerra.

Il re d’Inghilterra col suo libro si ha tirato addosso molta materia di disgusto. Non è stato ricevuto in Spagna, ricusato in Savoia, abbruciato in Fiorenza e condannato in Roma. Gran cosa è che ognuno vuol fare nella commedia la parte altrui, e non la propria, che rappresenterebbe e meglio e con maggiore facilità.1

Qui in Italia non abbiamo cosa nuova. Il pontefice è atteso ad arricchir la sua casa. Li Austriaci non hanno potuto ottenere un soldo da lui per aiuto. Il nostro Doge è stato ammalato, con molta aspettazione della corte romana, che pensava attribuir a miracolo la sua morte: ma egli, già quattro giorni, è senza febbre, e spero non faranno miracoli per adesso. È fama che il pontefice pensi non restar alcuna cosa alla sua felicità senza la morte di questo principe. Gran vanità delli consigli umani!

Non è maraviglia se li Gesuiti conducono le loro imprese bene. Le leggi della loro politica stanno in arcanis. Io non spero più di poter vedere le constituzioni loro, e non ardisco più dimandar a V.S. che s’adoperi in questo, chè lo tengo per impossibile. Ella potrà veder certo libretto di regole stampato in Lione, dove le Costituzioni sono citate nel margine. Quel libro citato è quello che non è pos-


  1. Vedi la nostra nota a pag. 272.