Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/358

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298 lettere di fra paolo sarpi.

modo al papa servirsi di pochi cardinali, che chiamar gente, e per di più interessata, dalle provincie. Di questa maniera è l’editto di Pio IV, per cui si vieta ai principi di far decreti sulla pratica osservanza del Concilio. Vi notano che ciò non contraddice al decreto del Sinodo, il quale ammoniva i principi ad adoperarsi perchè quelle sanzioni s’accogliessero ed attuassero; ma solo dichiara doversi essi astenere da ordinanze e statuti, riguardandosi come puri ministri ed inconsci esecutori.

V.S. mi domanda se, allorquando il Concilio parla di potere riservato alla Sede apostolica, accenni a quello che è in edificazione ovvero in distruzione; e qui pure è mistero. Sia, che intendasi in edificazione; ma penserebb’Ella delle anime? No signore, ma dei quattrini. A parte gli scherzi. Vi si parla, invero, di una potestà riservata in edificazione; ma siccome al papa è rimesso dichiarare di qual fatta debba essere, ciò torna lo stesso che riservargli un infinito potere. Non crede forse che il papa vada pretessendo sempre a’ suoi editti e dispense fini di pietà e di edificazione, chiamando pietà l’amor del guadagno ed eretico chi la pensi altrimenti? Per quale altro modo avrebbe potuto dare a suo nipote, in benefizi di chiesa, 150,000 ducati d’oro, quando per conservar le bolle non gli bastano casse o scrigni, ma s’è dovuto alzare una cella? M’interroga ancora se la Repubblica abbia menato buone tutte le sentenze del Concilio. Allorchè esso pubblicavasi, a richiesta del papa, il Principe scrisse a tutti i magistrati, che coadiuvassero i prelati che notificavano e mettevano a effetto le sinodali sanzioni, e tenessero in dovere i contraddittori. Nè più, nè meno.