Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/359

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lettere di fra paolo sarpi. 299


È giunta qua la edizione d’Agostino Unneo, con note al margine, stampata in Anversa. Dicono, e lo credo, che non sarà condannata dai romaneschi; comunque non l’abbia io mai veduta, e i citati luoghi stieno per comodo di concordanza, non per ridar vigore a usi invecchiati; come nè anco far buone tutte le dichiarazioni che la Congregazione unisce al testo per comodo special della curia. Brevemente: essi affermano che il papa è sopra il Concilio, e che può derogare a tutti i decreti di qualsivoglia Concilio; quantunque ciò non sia necessario, ottenendo lo stesso per via di dichiarazioni. Non basterebbe un libro a dir di tutte queste ritortole: basti un esempio solo. La Sessione 25, de Regularibus, al canone 21, ha il decreto sui monasteri incommendati da ridursi a titolo: or bene, la congregazione ha dichiarato che va inteso solo di quelli che pel solito non si danno in commenda. Andate ora, e fidatevi delle parole. E così pretendono che non hanno contrariato per nulla le sanzioni conciliari i pontefici che in questi cinquant’anni, sebben cessata la commenda, non concessero mai in titolo i medesimi monasteri.

Le lettere della S.V. eccellentissima ricordano l’erezione per indulto pontificio della università di Reims, e del decreto civile che la risguarda. Ne parla anco il Pasquier nel suo libro (non rammento in quale occasione), e riporta la clausola generale con cui il pontefice assolve dalle censure, agli effetti di una disposizione canonica prevista dal civile decreto, perchè non s’abbia ad argomentare da quella clausola, che il re può essere scomunicato dal papa. Questo mi piacque assaissimo. Se altro contenga