Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/364

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304 lettere di fra paolo sarpi.

XCIII. — Al medesimo.1


Le lettere di V.S. mi vengono sempre gratissime, come quelle che sono piene di ottimo zelo al ben comune del mondo: cosa rara in questi tempi, quando li Gesuiti hanno messo l’ultima mano a stabilire una corruzione universale.2 Il male prima si tollerava; essi sono passati a scusarlo, e finalmente ad approvarlo e lodarlo. Ancora porta gran disordine ciò a noi; i quali se ben siamo senza la loro presenza, sentiamo nondimeno la loro forza, ricevendo ogni quindici giorni una predica violenta fattaci secondo l’istruzione loro, che questo e questo bisogna fare col vicario di Dio. Col progresso, questa continua pedanteria è necessario che divenga odiosa, e sforzi ad eleggere il maggior male.

La cosa dell’Abbazia (perchè V.S. ne aspetta avviso da me) non ha potuto esser sostentata più lungamente a favore delli monachi: perchè, la congregazione per li suoi rispetti dichiarerà di non aver mai avuto ragione alcuna in quel monastero; e la Repubblica è stata ricercata che, per quiete comune, volesse desistere da difendere una cosa ingiusta eziandio a giudizio degl’interessati. Questo è stata la causa che il Senato si sia contentato di lasciar da canto li rispetti che toccano li monachi, e attendere solo a quelli che riguardano il suo governo, li quali ricercano che un beneficio


  1. Edita: come sopra.
  2. Gli effetti che di questa fanno sentirsi nel nostro tempo, mostrano ad evidenza che il Sarpi non esagerava nel suo nè calunniava i Gesuiti.