Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/378

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318 lettere di fra paolo sarpi.

per il corriero seguente, e discenderò un poco alli particolari con esso lei, e per mezzo suo col signor di Thou, per tentare se pur si può fare cosa buona. Noi Italiani vogliamo fare le cose nostre tanto sicure, che perciò perdiamo molte buone occasioni: onde fa bisogno accompagnarsi con qualche persone veementi, che scusano un poco la nostra superflua cauzione.

Per ora non sarò più lungo. Il signor Castrino le darà le nuove rimanenti; e io, facendo fine, le bacio la mano, col padre Fulgenzio. Dal signor Molino credo ch’ella riceverà lettere per questo stesso spaccio, con una ode del nostro Menino, il quale è come un castoro tra le acque di Venezia e la terra di Roma.1

Di Venezia, il 13 ottobre 1609.




XCVIII. — All’ambasciatore Francesco Priuli.2


Conoscendo certo, che se io tentassi di esprimere quante grazie debbo a V.E. per la memoria che tiene di me, e per il favore fattomi con la sua delli 28 settembre, lo farei imperfettamente; giu-


  1. Puntura acuta abbastanza contro il povero professore, poetante politico e già pretendente alla porpora (Vedi nota 1, pag. 200); per essere il castoro, come tutti sanno, animale anfibio.
  2. Stampata tra le Opere di Fra Paolo, dell’edizione da noi citata del 1765, tom. VI, pag. 200. Ci siamo anche valsi talvolta di copie già condotte sui manoscritti che di queste Lettere si conservano negli Archivi di Venezia. Il Priuli era stato mandato ambasciatore all’imperatore Rodolfo II, che allora faceva sua residenza in Praga.