Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/380

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320 lettere di fra paolo sarpi.

turbante, ma in cima di quello era un Cristo d’oro. Ha impetrata dal papa una benedizione di corone e medaglie la più ampla che mai sia stata concessa, con un particolare d’indulgenza plenaria a chi pregherà Dio per la conservazione del re di Persia: da che si vede quanto Sua Santità sia dissimile da qualche pontefice passato, che hanno data indulgenza a chi offendeva principi cristiani loro poco benevoli. Il figlio del marchese di Vigliena, vice-re di Sicilia, preso e fatto turco (come V.E. avrà saputo), era prete, ed aveva alcuni buoni beneficii. La Sua Santità ha concesso che il titolo di quelli gli resti ancora in capo, e per la sua apostasia non vachino; ma bene sii privato delli frutti, li quali restino al marchese padre; facendo due grazie singolari: una, che un apostata rinnegato possi aver titolo di benefizio ecclesiastico; l’altra, che un maritato sia padrone delli frutti.

Molte cose si dicono intorno al negozio di Cleves, che costì si sapranno più certe che qui. Solo ho per certo, che alla corte di Francia fossero tre ambasciatori; uno dell’elettore di Brandeburgo, l’altro del palatino di Neuburg e il terzo degli Stati di Cleves; che negoziano tutti insieme, e sono molto ben veduti e trattati. A’ 22 settembre partì d’Amsterdam il genero di Berneveld, destinato da quegli Stati per ambasciatore a questa Repubblica: così egli avvisa un suo amico, ch’è qui, e mi ha comunicata la lettera. Farà la via di Francia, ma a cammino presto.

Io piglierò per ordinario di scrivere ogni settimana a V.E. quelle cose che crederò non esserle scritte da altri. Se le riescirò molesto, la pregherò