Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/396

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336 lettere di fra paolo sarpi.

principio non troppo buono nella nascenza d’uno Stato.

Delle cose di Venezia ella sarà avvisata da altri. Le dirò questo solo: che già alcuni giorni, nella fortezza degli Orzi, un certo fabbricò un libello famoso contro il governatore, con qualche ingiuria anche il provveditore; per il che fu ordinata la sua cattura. Egli si salvò nel monastero de’ frati di San Francesco Osservanti; di dove il provveditore comandò, atteso l’atrocità del delitto, che fosse levato. Il guardiano del luogo lo introdusse in chiesa, ed appresso il tabernacolo gli diede in mano il Santissimo Sacramento per sicurarlo con quello: fu nondimeno, per ordine del magistrato (non potendosi far altrimenti), levatoli il Sacramento di mano per forza, e preso.1 Il guardiano seguì la corte che menava il prigione per il castello, gridando ad alta voce, che il provveditore era scomunicato, ed altre parole sediziose. In Consiglio de’ X fu presa la retenzione del frate, e menato qua prigione; dove giunse ieri. Non credo che di questo diranno altro a Roma. Sino al presente il nunzio non ha fatto motto alcuno, se non lo facesse questa mattina: cosa che non credo. Farò fine pregando Dio che doni le sue grazie a V.E., alla quale bacio la mano.

Venezia, 6 novembre 1609.




  1. Fecero i birri, e chi quell’ordine diede, assai male. Potevasi, vegliando ben prima che nessuno all’imputato si accostasse, aspettare che la fame o altro bisogno del corpo sopraggiungendolo, egli fosse costretto a por giù il Sagramento, e dopo di ciò catturarlo. Nè intendiamo nemmen con questo di convalidare quelle parole del Sarpi: “atteso l’atrocità del delitto.„