Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/406

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346 lettere di fra paolo sarpi.

interamente, quale ho solo visto in trascorso, e ne darò conto a V.E.

Non posso restar di chiuder questa lettera con una cosa ridicola. Nella Gazzetta di Roma1 vi è un articolo di questo tenore: «In Praga li protestanti sono venuti in differenza tra di loro sopra il governo dell’Accademia: il che sarà un bel gioco alla fede cattolica.» Lodato Dio, dappoichè si mette anco la fede in gioco. È ben dovere ch’io finisca di dar tedio a V.E., alla quale bacio riverentemente la mano.

Venezia, 20 novembre 1609.




CVII. — Al medesimo.2


Certo, che io non posso metter termine al dolermi della morte del signor Alessandro Malipiero, di santa memoria; poichè la Repubblica ha perduto un gentiluomo che non aveva altro fine, salvo che il pubblico servizio, e, senza aver magistrato, faceva più con le parole e con l’esempio, che molti insieme degli occupati in cariche grandissime. Egli ha patito, per pochi giorni ch’è stato nel letto, una così ardente infermità, ch’è rara in giovani nel mese di luglio; ed è passato di vita con solo pensiero dell’anima sua e della felicità pubblica. Quanto qui si sminuisce il numero dei buoni, tanto più conviene restringerci con quelli che restano.

Con questo corriero ho ricevuto gli esemplari


  1. Vedasi la nota 2 a pag. 334.
  2. Pubblicata come sopra, pag. 134.