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lettere di fra paolo sarpi. 353

te, che sieno creati cardinali; fra’ quali alcuni tengono il vescovo di Padova. Egli tiene ben sè stesso; il che fa anco il patriarca di Venezia e di Aquileia: cosa poco credibile di qualsivoglia di loro.1 Ieri sera fu preso di mandar un ambasciatore per corrispondere agli Stati di Olanda. Il signor cavalier Priuli è in dimanda, e con speranza di ottenere: se riuscirà, come credo, avrei occasione di veder molte novità ne’ luoghi prossimi, più che in quegli Stati. Dio ci doni il suo favore. Io resto pregando Dio per la salute di V.E., alla quale bacio la mano.

Venezia, 4 dicembre 1609.




CIX. — A Giacomo Gillot.2


Per l’istesso corriere ebbi due lettere della S.V., segnata l’una de’ 26 ottobre e l’altra dei 4 novembre, in ogni parte ritraenti della nativa candidezza dell’animo suo. Alle quali farò risposta, seguitandone l’ordine, con questa mia sola.

Le magnifiche cose che la S.V. eccellentissima va dicendo intorno alla mia persona, avvisandosi ch’io solo riesca a trattare del concorso dei luminari (come si esprimono i canonisti), o dell’ecclissi, come penso doversi dir io, non potendo attribuirsi a piacenteria (chè so, fra gli altri pregi, la sua schiettezza e l’amore del vero), le ascrivo a benevolenza ed all’uso invalso di dare importanza agli oggetti


  1. Non vi fu per allora promozione, e il patriarca di Venezia fu fatto cardinale soltanto nel dicembre del 1615.
  2. Edita in latino, tra le Opere dell’autore, tom. cit., pag 10.
Sarpi. 23