Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/416

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356 lettere di fra paolo sarpi.

nella 1a, col significato d’imperare e daminare; sebbene io una volta, ne’ miei abortivi lavori, usassi più volentieri la frase: ministero ecclesiastico. Da qui le ire dei romaneschi; sopra tutto poi, perchè non menai ad essi buona l’autorità coattiva verso dei sommi imperanti od altri, salvo che per privilegio dei medesimi.

Sentendomi stanca la mano per avere scritte molte lettere, volli tuttavia dettar la presente; e preso dalla dolcezza del discorso, come se alla presenza di V.S. favellassi, ora vedo di aver già valicato i termini. Ma non me ne pento, per la speranza d’indurla così a rendermi la pariglia. Questi poveri pensieri ho deposto alla libera in seno a lei, che pure a tutti non vorrei communicare. Sonovi di pregiudicati e adoratori della propria opinione, i quali, se non parli loro in segreto, pigliano stizza, e cui non mette conto irritare; sia che da altri sieno ingannati, sia che vivano in preda alle proprie ubbíe.

Desidero ch’ella ringrazi e saluti a mio nome il signor Richerio, il quale ho per dottissimo, avuto rispetto a’ suoi scritti, come all’amicizia che lo lega alla S.V.

Mi dimenticava delle opere del Panvinio; che mai non furono pubblicate in un solo volume. I nostri librai citano quelle De Republica, e De Fastis, impresse a Venezia il 1550; De Cardinalibus, il 1540 (ma gli esemplari non trovansi fuorchè logorati dall’uso); De ludis circensibus, l’anno 1604, e De urbis Veronæ viris etc.; poi, di nuovo, de’ Fasti, a Roma ed Eidelberg; e della Repubblica, a Parigi e Francfort.1


  1. Le opere del veronese Panvinio sono in molto maggior