Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/431

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lettere di fra paolo sarpi. 371

beneficiarie non s’agitava quasi alcuna lite. Imperocchè ogni lite accendevasi un tempo per due principali cause: la prima, pel mandato dei provvedimenti; la seconda, perchè la Dataría concedeva benefizi a ogni richiedente che ne affermasse la vacanza, e il papa e l’officiale della Dataría non pigliavano parte alle contese dei pretendenti, le quali erano rimesse ai giudici ordinari o commissari. Oggi sono tolte l’espettative, e la Dataría non dà i benefizi vacanti se non a quello che fornisce i legittimi documenti sulla vacanza. Ben dice V.S., che qui ci dànno artificii e non riforma: non mai chiude la curia una via all’abuso, senza che un’altra non ne apra a traforar le stesse o diverse mercanzie a Roma. Oggigiorno, per le riserve ed altre arcane arti, si reca alle mani in Italia tutti quanti i benefizi, valendosi di quegli amminicoli di che una volta non abbisognavano. Se nei regolamenti cancellereschi ella osserverà quali e quanti sieno i beneficii riservati al papa, e poi sottrarrà dai non riservati i vacanti in besse aut semisse anni, notando eziandio che o renunzia o permuta di sorta non può farsi che a Roma, come resultato ne resterà un bel nulla. Presso agli ordinari non si fanno permute; giacchè Pio V, in una costituzione pubblicata sotto pretesto di abusi, proibì ad essi di ammetterle, senza che la Sede apostolica ne dettasse innanzi le necessarie norme, le quali tuttora si fanno desiderare. Nè hanno balía i vescovi sulle renunzie per un altro statuto di Pio V, il quale vietò loro il conferimento del benefizio al nominato, o anche sol designato dal resignante; come anche laddove sospettassero di cotal sua volontà. Di qui viene che niuno