Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/436

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376 lettere di fra paolo sarpi.

a me ignota ma che pur credo buona, non volle farlo. I principi d’Italia avean già caro di farsi chiamare vicari del papa; e gli Spagnoli a cui servono, fomentavano queste disposizioni. Ora principiano a svegliarsi; ma non tengono gli occhi affatto aperti nè gli terranno, fino a che la curia non li metta in ardenza a suon di staffile. Molti bramerebbero di ridurre a dovere romaneschi e Gesuiti, e lor mossero guerra, ma di mere chiacchiere; nella quale, come più protervi, sempre quelli prevarranno.

Chi venne con esso loro alle mani, ne assaltò la dominazione fino agli ultimi confini. Scipione soltanto seppe il segreto del domare i Cartaginesi, relegando gli armati ed i validi in altri paesi, per opprimere in patria i deboli, che invano da ogni parte chiamavano aiuto. Non sono formidabili quelle malattie che assalgono le parti estreme del corpo, ma quelle che investono il cuore. Guerreggiano nelle non proprie provincie coll’altrui sangue, coll’altrui danaro: chi gli attacchi in casa, o vincitore o vinto, sempre ha il disopra; e se una volta sola fossero astretti a servirsi delle loro forze, per avventura sarebbero spacciati. L’Italia in calma è la costoro salvezza: per quali arcani avvedimenti possa tal quiete alterarsi, io non basto a prognosticarlo. Per parte degli Spagnoli nessuna paura: hanno essi tanti possedimenti in Italia, che per guerra le loro sostanze, anzichè crescere, si diminuirebbero; e di certo non mirano a cangiamenti di sorta. Prova ne somministra quel che scrisse (or fanno tre anni) il re, in lettere rotonde, ai suoi ministri: si guardassero bene, ed a qualunque costo, dal venire alle armi: a loro stessi, benchè dagli avversari provocata, avrebbe egli imputato la