Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/435

Da Wikisource.

lettere di fra paolo sarpi. 375

tarsi; ed è ben vero, se stiamo al parer suo, al mio, o di qualsivoglia altro che creda ai santi Pietro e Paolo: ma sono eresie coteste pel Bellarmino, che tiene per articolo di fede che il pontefice possa scomunicare e sciogliere i sudditi dal giuramento; ed afferma caparbiamente con tutti i nostri, che agli scomunicati, finchè mantengonsi tali, non si può rendere omaggio di soggezione senza peccato!

Ciò ch’ella rammenta di un’alleanza da stringersi fra i principi per salvare, con forze unite, il supremo potere dato da Dio, non è attuabile. In prima, tutti i protestanti hanno in uggia cotesto patto. Fra i cattolici, in Germania non si possono contare che gli Austriaci e i Bavari; soltanto il re nella Francia; e resta a considerare l’Italia. Dicono primieramente dei Bavari, che il vecchio è vero mancipio dei Gesuiti; il giovane abborre i Gesuiti, ma adora, siccome numi, i Cappuccini. Vano è trattare con gente nata al servaggio. Quanto all’Austria, Spagna e Germania, tanta è l’alleanza di quelle principesche famiglie con la Sede romana e coi Gesuiti, e corre sì stretta tra loro la comunione dei consigli, che non si può rompere ne indebolire. Ciò che conferisce all’aumento dell’una, torna proficuo alle altre: nè pensano che l’autorità del papa può ad esse tornar dannosa, come avvenne a Carlo Magno, per gran disgrazia della sua posterità e di tutto l’Occidente. Il papa è per loro un istrumento tanto più utile, quanto è più forte. Del re francese non dico altro, salvo che per benefizio dei Parlamenti rimane al sicuro; quantunque la civil guerra di fresco cessata, insegni a che pericoli vada soggetto: i quali egli ben poteva causare, ma per ragione