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374 lettere di fra paolo sarpi.

secolare che per delitto capitale condanna a morte un chierico in sacris, sia tenuto ad adoperarsi acciò sia attualmente degradato; e se, a ciò rifiutandosi il vescovo, debba tenere in sospeso la pena. La prego a dirmi come si costumi tra voi, allorchè i chierici sono destinati a morte per sentenza del giudice secolare. La degradazione è, secondo le decretali e il pontificale, l’attuazione di un decreto del giudice ecclesiastico, ch’esso emette in virtù di processo nel suo fôro; ma se dopo la sentenza di morte emessa dal giudice secolare segua la degradazione, chi avrebbe dato effetto alla sua sentenza?

Mentre scrivevo, mi giunse opportuna la sua lettera del 17 novembre, insieme col fascicolo dell’altra parte delle Osservazioni sopra Ivone: di che doppiamente la ringrazio. Rispetto ai benefizi chiesastici, scrivo spesso a lei, perchè dalle sue scritture cavo sempre argomenti che ci tornano o possono tornarci utili, mentr’ella ci viene spiegando le usanze di costà e manifestando sopr’esse il suo parere. Ella dà proprio nel segno, quando espone le tre ragioni per cui si difendono le riserve: l’autorità, cioè, del Sinodo di Trento; il consenso del clero; e la ignoranza del vero giure canonico. Il re inglese, che tanto sforzossi a darci di sprone, servì forse a’ suoi ma non ai nostri interessi. Mentre egli vuol dar ragione della sua fede e decifrare l’Apocalisse, scosse ciò che s’ha per base delle credenze: di qui le dicerie ch’egli si attentasse a guastar la fede; non a tenerci nell’avviso contro la tirannide. Oh quanto avrebbe fatto meglio se fosse entrato soltanto in politica, contentandosi a difendere il giuramento! La S.V. ha osservato che il papa non ha giusta ragione di lamen-