Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/459

Da Wikisource.

lettere di fra paolo sarpi. 451

provato; ma per lui felicissima, perchè è stata la corona delle azioni della sua vita. Vivendo, fu sempre a tutti noi ed a tutta la religione de’ Servi un’idea di quelle eccellenti virtù, che possono adornar un’anima cristiana, e renderla grata a Dio; ed in morte c’è ammaestramento di costanza e di quel perfetto rassegnamento in Dio, che debba aver un vero servo di sua divina Maestà. Le sue ultime azioni, in numero di molte, ed in vera pietà ammirabili, non si ponno esprimere dalla mia lingua, interprete d’un animo confuso dal travaglio ed oppresso dal dolore. Dirò questo, ch’è morto felicissimo, perchè ha ottenuto quello in che erano uniti i suoi desiderii, studi, fatiche e pensieri; cioè morire nel servizio e per il servizio di Vostra Serenità. E se è vero quello che comunemente si suol dire, che la morte smaschera la vita, perchè in tutte le azioni umane, o per arte o per interesse, vi possa cadere qualche simulazione o finzione, ma la morte levi tutte le finzioni e mostri nudamente quale fosse cadauno; felicissimo il mio caro Maestro, che con due tratti soli nella sua morte ha rappresentata l’immagine della sua vita, ed un perfettissimo ritratto di quella soda pietà che dallo Spirito Santo viene commendata: Honora Deum et Principem. Perciocchè, quanto fermamente fosse colla sua mente riposta in Dio, oltre l’aver egli consegnato in mano del padre Priore tuttociò che gli era ad uso concesso, e con gran devozione ricercati li SS. Sacramenti, la confessione del suo ordinario padre spirituale, e con somma umiltà ricevuta la SS. Eucaristia per mano del suo Priore, con l’intervento di tutto il Capitolo e l’estrema unzione per mano del suo scrittore padre