Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/56

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48 lettere di fra paolo sarpi.

di Sassonia: che se esso ancora si mettesse della parte di Hala, la guerra sarebbe universale di religione. Io aspetto che, se succede, debba nelli tempi seguenti esser chiamata Bellum sacrum.

In Italia si fa come nelli giorni di Noè; nè li padri Gesuiti, sebbene più sapienti di tutti, hanno quella considerazione che la cosa merita; poi che, chi ben pensa, sarà necessario che ognuno sia in ballo. E sì ancora non hanno trattato niente per ritornar in queste nostre parti, o perchè non le stimino, perchè non abbiano li loro cannoni a segno. Ma quando tra Francia e Spagna fosse qualche contenzione, come si diporteranno essi? Conservarsi in soggezione d’ambedue le corone, come doverebbono fare veri religiosi, è cosa inferiore al loro ardire: ingannare lo spagnuolo, sarebbe ingannare loro medesimi: resta ingannare il francese; il che non so se sia secondo li esempi passati.

Quanto al libro De modo agendi, l’autore non è quel Perkinson,1 scrittore di molte belle opere; ma un altro, il quale intendo che vive, e serve il re nello scrivere le lettere latine. Ho sentito molto dispiacere della morte di monsieur di Fresnes,2 per la perdita che ha fatto il re di un buon servitore: non credo che in Francia sia forse un altro che meglio intenda le cose d’Italia. Bisogna contentarsi di quello che arriva secondo la divina disposizione.

Io prego la Maestà Divina, che doni a V.S. ogni prosperità: alla quale per fine di questa bacio la mano; il che fanno insieme meco il si-


  1. Vedi Lettera CXXIII, pag. 12.
  2. Già stato ambasciatore per Francia alla Repubblica di Venezia. Vedi tom. I, pag. 35.