Pagina:Satire (Giovenale).djvu/8

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viii prefazione

tutti schernita; e censori severi, ma giusti, anzi flagellatori dell’umane nequizie; sia che si coprissero della clamide imperiale, o della semplice toga del cittadino.

A chi legge i loro scritti, e in mezzo a quel disordine morale, in cui era caduta la città regina del mondo, trova tanta elevatezza d’idee, tanta rettitudine di pensamenti, e tanto amore del giusto e dell’onesto, nasce naturalmente il desiderio di conoscere i due grandi scrittori nella loro vita pubblica e privata. Ma questa brama non può essere soddisfatta, perchè nessuno degli storici contemporanei si dette cura di farci conoscere i loro casi; o se alcuno lo fece, il tempo c’invidiò queste notizie. Mentre ci fu chi scrisse la vita di tante nullità, mancarono di un biografo i due più robusti ingegni del secolo; e non è forse irragionevole il sospettare che in quella età di servilismo e di feroce tirannìa, li scrittori si astenessero dal parlarci di loro per paura di compromettersi.

Sicchè dovendo io discorrere di Giovenale, non potrò darne che poche e qualche volta incerte notizie, raccolte da alcuni scoliasti, o dedotte da qualche passo delle Satire, dove il poeta, facendo cenno o di luoghi o di persone o di fatti da noi ben conosciuti, ci mette in grado di raccapezzare qualcosa anche intorno alla sua vita. Esiste, è vero, un brevissimo scorcio o frammento di biografia, che va comunemente sotto il nome