di Svetonio; e leggesi in fronte di quasi tutte le antiche edizioni di Giovenale: ma se si esamina attentamente questa scrittura, si vede chiaro, che non potè uscire dalla penna che scrisse le Vite dei dodici Cesari. Svetonio era contemporaneo del Nostro: e storico veritiero e diligente qual fu, scrivendo di lui, ci sarebbe stato cortese di maggiori notizie; o almeno non avrebbe lasciato in dubbio certe cose, che a lui doveano esser note; e affermatene altre, che non son vere. L’autore infatti di quella biografia, dopo aver detto che ignorava, se il poeta era figlio o alunno di un ricco liberto, lo fa morire esule in Egitto: il che è dimostrato falso da più di una testimonianza, e particolarmente da una epigrafe ritrovata, non è gran tempo, nella patria stessa di Giovenale, e pubblicata dal Mommsen;1 sulla quale dovrò ritornare più sotto. Quella povera e magra scrittura dunque non a Svetonio deve attribuirsi, ma sì a qualche antico scoliaste: il quale e dalle parole del poeta, e da ciò che potè raccogliere dalla pubblica voce, avendo messo insieme quella breve accozzaglia di notizie, parte vere e parte false, le dette fuori senza nome; onde molti le presero per cosa di Svetonio, perchè dicesi che Svetonio scrivesse anche le Vite dei letterati del suo tempo: le quali però non giunsero fino a noi. Giorgio Valla nell’edizione veneta delle Sa-
- ↑ Mommsen, Iscr. R. Neopol. N.° 4312.