Pagina:Satire (Orazio).djvu/100

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I tuoi colti poder ti faran lieto,
Anzichè a’ Lari gli consacra a lui,
Che più di quelli venerar tu dei.
Sia pur di servil razza, fuggitivo,
25Spergiuro e tinto del fraterno sangue,
Non rifiutar, s’ei vuol, di fargli corte.
Ulis. Ch’io faccia corte al puzzolente Dama?
Non fu già questo il mio mestiero a Troja
Là dove ognor tra’ primi alzai la testa.
30Tir. Dunque tu sempre in povertà vivrai.
Ulis. Io sforzerommi di portarne il peso
Con alma forte a soffrir peggio avvezza.
Ma deh tu, vate, dimmi schietto, ond’io
Possa raccor dovizie e mucchi d’oro.
35Tir. Tel dissi, e tel ripeto. A’ testamenti
De’ vecchi quà e là tendi la rete.
Nè, se alcuno di lor con l’amo in bocca
Scaltro fuggì le preparate trame,
Deluso non depor la speme o l’arte.
40Se lite al tribunal picciola o grande
Vassì agitando, e l’un de’ litiganti
Sia ricco e senza figli, ancorchè iniquo
E ardimentoso l’abbia mossa a torto,
Tu piglia le sue parti, e sprezza l’altro,