Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/102

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46 capitolo undecimo


Trimalcione ha pur tanti fondi, quanti ne volano i nibbj,39 frutti delle sue ricchezze: egli ha più danaro nella camera del suo guardiano, di quel che n’abbia chiunque altro fortunatissimo uomo. Quanto ai suoi famigli, caspita! io non credo, per Dio, che la decima parte conosca nemmanco il padron suo; e che è più, ei potrebbe ficcare codesti mocciconi in una foglia di ruta. Nè pensarti, che gli occorra giammai di comperar qualche cosa: tutto nasce in sua casa, la lana, la creta, il pepe; vi troveresti il latte di gallina se tu il volessi.

Basta il dirti, che lana poco buona gli nascea, ed egli comprò de’ montoni a Taranto, e ridusseli in mandra; e per avere in sua casa il miele attico fecesi portar l’api da Atene, benchè, a dirla fra noi, le domestiche sien talvolta migliori delle greche. Sappi che in questi dì scrisse, che gli si mandasser dall’India semi di fungo, imperocchè egli non ha pure una mula, che non sia nata da un asin selvatico. Vedi tutti quegli origlieri? Nessuno ha tal borra che non sia tinta di porpora o di scarlatto: or mira felicità di costui! guardati però dal farti beffe degli altri suoi liberti. E’ son grassi. Vedi colui, che se ne sta ultimo nell’ultimo luogo? adesso ei possiede i suoi ottocento talenti; pur vien dal nulla: poc’anzi usava portar legna sulle sue spalle. Ma dicono, come ho udito (che io nol so), ch’egli abbia rubato il cappello ad un folletto,40 e che trovò il tesoro. Io non invidio nessuno, a cui Dio sia largo: ma costui è ancor soggetto allo staffile del padrone, il qual però non gli vuol male; cosicchè ultimamente ei mise fuora questo cartello:


CAIO POMPEO DIOGENE

DAL PRIMO DI LUGLIO IN AVANTI

DA’ IN AFFITTO UNA SALA,

AVENDO EGLI COMPERATA LA CASA.