Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/107

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CAPITOLO TREDICESIMO

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eloquenza del vino.



Da queste vivande Trimalcione passò alla seggetta. Noi trovatici soli senza il tiranno cominciammo a stimolar la fecondia de’ convitati; onde Priamo com’ebbe pieno il bicchiero, sclamò così:

O giorno, diss’egli, tu sei zero: intanto che tu passi, la notte s’avanza. Nulla dunque più giova, quanto dal letto passar tosto alla tavola. Noi abbiamo sofferto assai freddo: il bagno appena m’intiepidì: ma il vin generoso supplisce ai panni. Io le ho vuotate larghe, e per certo io vacillo; il vino mi è montato al cervello.

Seleuco prese parte al discorso, ed io, disse, non tutti i giorni mi lavo, perchè codesti bagnimani son come i lavatori: l’acqua morde, e fa ogni dì più impicciolirci il cuore; ma quand’io ho nello stomaco una scodella di vino santo,44 ne incaco alle punture del freddo. E veramente non potei oggi bagnarmi, perchè intervenni