Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/14

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Noi non intendemmo dare un’edizione critica di Petronio; sibbene una versione che lo facesse gustare. Ci parve che il Lancetti potesse ben valere a questo fine, e che il latino non v’avesse luogo. Ammettendo il testo, avremmo dovuto seguire in assai parti l’edizione già citata dal Bvechelero, e rifare il lavoro del Lancetti, peso non dalle nostre braccia, nè ovra da polir con la nostra lima; anche mutilarlo nelle parti che i migliori giudici non credono genuine. Se non che ci parve di dover servire al facile diletto di coloro che d’un libro piacevole non voglion farsi un rompicapo. È vero che a tal ragguaglio avremmo dovuto lasciare parecchi frammenti che non hanno utilità che per la lingua latina, e tradotti non servono. Ma non volemmo mutilare il lavoro del Tommasini, e i belli e gli arguti acquistino grazia o perdono agli altri.