Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/161

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i begli ingegni s’incontrano 105

preghiera: o Venere signora, se io questo ragazzo avrò baciato, sì ch’egli non se ne accorga, dimani darògli un paio di colombe.

Udì il fanciullo il premio offerto pel mio piacere, e diessi a russare: ond’io appressatomi usurpai qualche bacio sul finto dormiente. Pago di questo principio molto di buon mattino mi alzai, e scelto un paio di colombe a lui che le aspettava le portai, e così sciolsi il mio voto.

La notte seguente, trovandomi nella stessa occasione, cambiai desiderio, e dissi: se io potrò con licenziosa mano palparlo e ch’egli non senta, o il soffra, io gli donerò due valentissimi galli. A questo voto il giovanetto mi venne più appresso, e credo prendesse timore che io non m’addormentassi. Perciò non perdei tempo, e in tutto il mio corpo un piacer più che sommo provai. Quando poi fu giorno recai quanto promisi a lui che ne fu lieto.

Col favor della terza notte mi accostai all’orecchio suo, mentre fingea dormire, e dissi: o Dei immortali, se io da questo addormentato riporterò un compiuto invidiabil piacere io per tanta contentezza donerò dimani al fanciullo un eccellente ginetto di Macedonia, a condizione però ch’ei non se ne avveda. Il giovanetto non dormì giammai più profondamente. Le mani adunque sul morbidissimo seno prima di tutto applicai, poi strinsimi a lui con un bacio, finalmente tutti i miei desiderj in un solo accoppiai.

La mattina egli trattennesi in camera aspettandomi giusta il costume. Tu sai quanto più facil sia comperar colombe e galli, che un ginetto; oltracciò io temea che un sì gran regalo non facesse nascer sospetto della umanità. Divagatomi dunque alcune ore tornai a casa, ed altro non feci che baciarmi il fanciullo. Ma egli guardandosi intorno, e tenendosi abbracciato al mio collo, di grazia, signore, mi domandò, dov’è il ginetto?