Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/207

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viaggio alla volta di crotone., ecc. 151


Non potei trattener più a lungo le lagrime, anzi una e più volte battutomi il petto sclamai: dov’è ora la tua collera? ove la tua forza? eccoti fatto giuoco di pesci e di fiere, e tu, che le forze del tuo dominio poco fa decantavi, adesso una tavola pur non ti resta nel tuo naufragio di così ampio vascello. Ora andate, o mortali, ed empietevi l’animo di superbi pensieri: usate vostre precauzioni, e preparatevi a contar per mille anni sulle ricchezze malamente acquistate. Ieri ei fece i conti di tutte le sue entrate: ieri avea disposto anche il giorno del suo ritorno in patria. Oh numi del cielo, quanto è costui lontano da’ suoi disegni! Ma non è il mar solamente, che questa perfidia usi ai mortali. Chi combattendo cade vittima dell’armi, chi mentre sta pregando gli Iddii resta sepolto sotto la rovina de’ suoi tetti, chi rovescia dal cocchio e s’ammazza. Il cibo dà morte all’ingordo, il digiuno allo astinente. Se tu ben guardi, dappertutto vi è pericolo. Ma l’annegato non ha sepoltura, alcun dirà: come se ad un corpo, che è giunto a morire, possa importare se il fuoco o l’onda, o una lenta consunzione il consumi. Fa pur quanto sai, che ad ogni modo bisogna a questo passo venire. Ma le fiere mi dilanieranno; forse il fuoco ti tratta meglio? questa anzi reputiamo gravissima pena, colla quale ci sfoghiamo contra gli schiavi. Che pazzia è dunque codesta di far di tutto perchè nulla del nostro rimangasi senza sepoltura, quando ha pure così stabilito il destino anche per chi non ci pensa?

Dopo tali riflessioni resimo gli estremi ufficj al cadavere: e Lica venne così incenerito sopra un rogo dispostogli da gente a lui nemica: ed Eumolpione, mettendosi a fargli l’epitaffio, stendea lontani i suoi sguardi, onde risvegliar l’estro.

Adempiuto di buon grado questo dovere, ci avviammo per il proposto sentiero, e in poco tempo giugnemmo sudati alla cima di un monte, poco lungi dal quale