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viaggio alla volta di crotone., ecc. | 153 |
ciò che poteano dare coloro, che avean saccheggiata la villa di Licurgo; giacchè la madre degli Iddii in premio della nostra fede ci avrebbe rimborsato le spese, che in questo incontro avessimo fatto.
Rispose Eumolpione a che dunque tardiam più oltre a disporre questa commedia? fatemi adunque vostro capo, se il progetto vi piace.
Non fuvvi alcuno che ardisse opporsi ad uno artificio, che nulla ci costava. E perchè questa trappoleria rimanesse tra noi segreta, giurammo fede ad Eumolpione, sotto pena di essere abbruciati, legati, battuti, ammazzati, e quant’altro fosse esatto da lui, consecrandogli religiosissimamente, come i veri gladiatori consacrano a’ loro padroni, i corpi nostri e le vite.
Fatto il giuramento ci misimo in aria di schiavi, e salutammo il padrone, il quale ci istruì a fingere, che a lui fosse morto un figliuolo, giovine egregiamente facondo, e di grande speranza, e perciò l’afflittissimo vecchio esser partito dal suo paese per ischivar la vista della tomba e de’ seguaci e colleghi del figlio suo, cagioni a lui di continuo pianto. Aggiugnersi a questa disgrazia un poc’anzi sofferto naufragio, per cui avea perduto 400 sesterzj: di che però non rattristarsi egli tanto quanto di non poter palesare la sua nobiltà per la perdita del suo corteggio. Oltre a ciò possedere in Africa119 un capitale di 30,000 sesterzj in terre; ed uomini, per, avendo sì numerosa famiglia sparsa nelle campagne della Numidia, financo conquistare Cartagine.
Dopo questa intelligenza avvisammo Eumolpione di tossire di spesso come un che abbia lo stomaco guasto, e che mostrasse nausea di ogni sorta di cibi, e avesse sempre in bocca oro ed argento, e i terreni ingannevoli, e la perpetua sterilità delle campagne. Si ritirasse oltr’a ciò tutti i giorni a far suoi conti erin-