Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/234

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CAPITOLO TRENTESIMO

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continuazione.



Il dì seguente levatomi sano di corpo e di mente mi avviai al bosco de’ platani, ancorchè lo riguardassi come un luogo malaugurato e mi posi tra gli alberi ad aspettar Criside per accompagnarmi. Nè molto rimasi seduto ove fui l’altro giorno, ch’ella comparve insieme ad una vecchierella, cui dava mano. E poi che mi ebbe salutato, disse: E così, signor disdegnoso, cominciate voi dunque a riprender lena?

Così dicendo, la vecchia si trasse di seno un legaccio formato di fili a più colori, e me ne cinse il collo: poi impasticciando della polvere collo sputo ne prese sulla punta del dito di mezzo, e ad onta mia me ne segnò la fronte.

Fatta questa incantagione, mi disse che io sputassi tre volte, e mi buttassi tre volte in seno alcune pietruzze magiche, ch’ella teneva involte nello scarlatto, e appressando le mani cominciò a tentare la forza dei lombi miei. All’ordin suo tosto ubbidirono i nervi, e le mani empierono della vecchietta con istraordinaria gonfiezza; sicchè ella tutta festeggiante disse: guarda,