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Pagina:Scarselli - Nelle solenni esequie del celebre filosofo e medico bolognese Giacomo Bartolomeo Beccari - 1766.djvu/10

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ed in se medesimi, come in arche vastissime, ripongono e chiudono il grano eletto della sapienza; ma se poi debbono farne copia ad altrui, spesse volte non hanno o prontezza e facilità nell’esporlo, o buona e graziosa maniera nel porgerlo, o diligenza ed amore nel dispensarlo. Tal non fu senza dubbio il nostro incomparabil Maestro, a cui niuna, affatto

niuna mancò di queste felici prerogative. Chiunque l’udì o nelle private lezioni, o sulle pubbliche Scuole, o tra gli spazj dell’Accademie, o ne’ circoli delle dispute, ebb’egli a desiderare giammai o nitidezza d’ordine nelle cose, o candore ed eleganza nelle maniere? Nè però voglio in questo luogo dissimulare un lodevol difetto, al quale non di rado il Beccari o insegnando, o disputando soggiacque, dico una certa sospensione, ed incertezza, ma lieve, ma passeggiera, nella collocazione, e nella scelta delle parole. Difetto io dissi lodevole, e potrei anche dire invidiabile a certi ridondanti, e troppo garruli parlatori; conciossiachè uscendo poi l’aspettata voce dopo breve ricerca dalle sue labbra, il gran piacere della proprietà, e giacitura di essa compensava di lunga mano il picciolo affanno dell’aspettazione, e lieto applauso a quell’industre soffermarsi seguiva; non altramente che a lode ritorna di un abile Giojelliere l’artificioso stento d’incastrare, e rilevare una gemma in quel luogo appunto, e in quell’aspetto, che le conviene. E chi poi non solamente ascoltollo, ma ebbe la sorte di leggere gli scritti suoi, e di veder le sue stampe22, come può non sentirsi stranamente allettato e rapito dalla semplicità de’ precetti, dall’esattezza del metodo, dalla purità dello stile, dalla importanza, vaghezza, e novità stessa assai frequente delle materie? L’aureo trattato de’ Fosfori23, in cui sì gentilmente si spiega, e si dimostra esser ne’ corpi pressochè tutti un ingenito principio di luce, la quale con certi artificj, ed ingegni si manifesta, non è egli medesimo tutta luce, e luce in tutto propria dell’Autor suo, che in ogni parte la desta, la tramanda, la sparge? Nè già di questa illustre Opera io parlo, perchè reputi l’altre, o manoscritte, od impresse, meno felici, e men chiare. Nè a te, beato posseditore di tante sue Filoso-


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