Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/19

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Non voglio più saper di Geometria,
     Nè d’Algebra, o di Calcolo Integrale,
     Le spese ci si perdon per la via,
     Vien subito il color sentimentale,
     E per sentirsi dir: Che sapiente!
     Perdere la beltà? Eh! vi par niente?
Non ne voglio più circoli e settori,
     Non segmenti, o poligoni stellati,
     Sfere, circoli massimi e minori,
     Poli, polari e punti coniugati,
     Lasciate ch’io lo dica in vostra pace:
     L’ausonia figura a me sol piace.
Vadan le biblioteche alla malora,
     Non voglio studiar più architettura,
     I libri sono vasi di Pandora,
     Che aprire ben ci san la sepoltura.
     Così dovrà far meco ogni mortale,
     Bruciar financo i libri di morale.
Non è tempo più d’esser virtuosi,
     Leone, Ambrogio, Acàcia e Zaccaria,
     Che di tante virtù siete famosi,
     Saggi tutti bisogna cambiar via,
     Con le leggi del nuovo Galateo,
     Chi perdona l’offesa è un gran babbeo.
Là, là, con la pistola, o con la spada,
     Il vincere, o il morir, sia solo un ponto....
     (E virgola, o due punti, se v’aggrada,
     Chè il periodo al suo fin non è ancor giunto)
     Abbia il torto chi muor, ragion chi resta.
     Ecco la gran filosofia, l’è questa.
Tale che vai dicendo nel tuo cuore?
     “Se di beneficar si manca un dì,
     “Giorno di lutto è quello e di dolore?„
     No, no, non è ben giusto il dir così.
     Perduto vuoi tu dir gli è sol quel giorno,
     Che al fido speglio ir non ten puoi d’intorno.