Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/35

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Pover a me, non la finisci mai
     Quella lunga e nojosa tiritera!
     C’è da impazzar, se tu proseguirai,
     Mosca d’estate nata in primavera.
     State a veder che a ricantar s’affretta.....
     Basta così, basta così, fraschetta.
Ve’ come si contorce, e si sfigura,
     Quasi che un mal di stomaco l’avesse
     A trascinar ben presto in sepoltura,
     O che amaro boccon pena gli desse,
     Chè l’accento gorgoglia in sulla gola,
     E dal suo labbro con dolor s’invola.
Or quel gruppo osservate. È una brigata
     Di buoni amici, che in fotografia
     Far vogliono una bella cavalcata,
     E cantando star sempre in allegria.
     Son tutti trentadue presi in complesso
     Asini, cavalieri e nobil sesso.
Domando mille scuse, e perdonate
     Se l’ho confusi tutti quanti insieme.
     Le lenti son dal naso mio cascate,
     E non ci vedo ben, ma ciò che preme?
     Per ascoltar l’orecchio Iddio ci ha dato,
     Sento ragghiar..... non posso aver sbagliato?
Bravi i signori miei, così mi piace,
     Mischiar sempre al lavor qualche sollazzo,
     Ma un sollazzo però breve e fugace,
     Chè l’un l’altro è per me da dirsi pazzo:
     Chi mai sostar dal suo lavor non tenta,
     E chi di sollazzar mai si rallenta.
Ecco un’altro signor bizzarro o strano,
     Che le spalle ci mostra e non il viso.
     Poffaremmio! sfrondar voglio l’arcano,
     Che qui mi si nasconde, io non traviso,
     Mostrarci e’ vuole con un nuovo gergo
     Ch’egli ha due faccie e la più nota a tergo.