Pagina:Scherzi morali del prof. Francesco Rapisardi, Catania, Pastore, 1868.djvu/38

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Lo riprese, e fra sè disse all’istante:
     — Vo’ dar nuove di me a’ mie’ parenti,
     Son già le tante settimane e tante
     Che non ho scritto, così andran contenti. —
     E alla posta ben tosto ritornato,
     Nella buca quel foglio ebbe affidato.
Un po’ d’attenzïone or deh! prestate
     Tutti, che attorno ad ascoltar qui siete,
     Ecco un tal (non esagero, badate,
     Chè certo al par di me lo conoscete)
     Ecco un tal nel saper così profondo,
     Che al paragon cede ogni dotto al mondo.
Alcun non lascia a cui non dia di sciocco;
     Il disonesto oprar rimbrotta a un certo;
     Dà del ladro ad un’altro, e in breve tocco
     Rampogna un terzo pe ’l non visto serto;
     Tutto giorno così gridando va
     Per purgar d’ogni mal la società.
Attenti, attenti or qui, cari signori,
     Chè ’l ritratto l’è molto curioso:
     È un uom, che dorme su’ più grandi allori
     Degli avi suoi. Che sonno glorïoso!
     Quà libri, là medaglie.... attenti, o voi
     Dotti famosi ed odierni eroi.
E imparate a dormir sonni si belli,
     Che render ci san grandi e sovrumani,
     Leopardi qui dorme o Torricelli,
     E lì Cagnoli dorme e Spallanzani,
     Dormiam fra tante glorie a canto fermo.
     Vermo di gran carcame è nobil vermo.
Ma già vedo che tutte v’annojate,
     E soffrir non vi piace ’l verso mio.
     Basta così, donnette mie garbate,
     Basta così, a rivederci, addio,
     Ma pria d’andar niuna tra voi ritardi
     A perdonar Cecchino Rapisardi.