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128 origine del sistema planetario eliocentrico

festo, che il carattere geometrico dei moti di Mercurio e di Tenere non sarebbe cambiato, quando il centro della loro circolazione secondaria fosse rappresentato, non fisicamente dal Sole, ma soltanto geometricamente da un punto ideale. Anche sopprimendo il Sole, le stazioni e le retrogradazioni di quei due pianeti si sarebbero spiegate egualmente1. Quindi nacque il problema di esaminare, se anche le ambagi dei tre pianeti superiori non avrebbero potuto essere spiegate con una circolazione secondaria lungo un epiciclo intorno ad un centro ideale dotato, come il Sole, di circolazione primaria intorno alla Terra. Il successo di questo tentativo fu l’origine della teoria generalizzata degli epicicli, nella quale i raggi e le velocità si ponevano affatto liberi da ogni condizione, e di cui Eraclide Pontico aveva veduto in cielo un primo esempio particolare. Sotto la nuova forma generale ed astratta, l’epiciclo ed il deferente insieme associati costituivano un meccanismo utilmente applicabile dappertutto, dove si trattasse di dare una rappresentazione puramente geometrica di anomalie aventi carattere periodico.

10. Quest’ipotesi degli epicicli introduceva però una difficoltà, la quale da principio dovette sembrare poco meno che insuperabile alla mente degli antichi filosofi, cioè la circolazione di un astro intorno ad un semplice punto ideale, privo in natura di ogni visibile contrassegno. Infatti non si hanno notizie precise intorno al suo uso per più d’un secolo, sebbene offrisse un modo eccellente di spiegare i fenomeni senza punto scuotere la Terra dalla sua posizione immobile al centro del mondo. Ma essa incontrò invece il favore dei matematici, i quali, seguendo l’avviso di Aristotele, nel costruire ipotesi astronomiche non cercavano di determinar le cose come stanno veramente in natura, ma soltanto aspiravano a trovare pei movimenti celesti una rappresentazione geometrica non ripugnante ai fenomeni, ed opportuna al loro calcolo ed alla loro predizione2. A tali uomini era perfettamente indifferente, che

  1. La facilità di spiegare le stazioni e retrogradazioni di Mercurio e di Venere per mezzo della loro circolazione intorno al Sole, non è sfuggita neppure a Vitruvio, il quale (IX, 4) dice, dopo accennalo al loro moto eliocentrico: Etiam stationibus propter eam circinationem morantur in spatiis signorum.
  2. Circa il diverso modo, con cui dai geometri e dai fisici si consideravano, dopo Aristotele, le ipotesi astronomiche, vedi la Fisica d’Aristo-