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presso i greci 129

il contro di una circolazione da loro supposta in cielo fosse vuoto, od occupato da un astro qualsiasi. Apollonio di Perga sembra sia stato il primo ad illustrare la teoria degli epicicli, mostrando in qual modo elegante si poteva in essa determinare col calcolo le epoche ed i luoghi delle stazioni, le ampiezze e 10 durate delle retrogradazioni. Più tardi la facilità e la chiarezza di questo modo d’interpretare il corso apparente dei pianeti conciliarono ad esso il favore anche dei filosofi, specialmente dei Peripatetici, dopo che ebbero abbandonate, come insufficienti, le sfere omocentriche. Anzi in progresso di tempo i Peripatetici trovarono il modo di evitare la difficoltà e la sconvenienza di assumere un semplice punto matematico qual centro di circolazione. Nell’ipotesi epiciclica ogni pianeta polendo considerarsi a parte, ed essendo la sua teoria affatto indipendente da quelle degli altri, l’ordine e la grandezza delle loro sfere rimangono interamente arbitrari. Quindi nacque la possibilità di dare a detta ipotesi una nuova forma, quella cioè delle sfere solide, in cui l’epiciclo è surrogato da una sferetta incastrata nella grossezza di una sfera cava più grande c concentrica al centro del mondo, rappresentativa del deferentenota. Con questo era risoluta la principale obbiezione che l’antica fisica poteva opporre alle teorie epicicliche; la parte 11 sica del sistema dipendeva dai medesimi principi, che avevano consigliato ad Aristotele l’adozione delle sfere d’Eudosso; nò il meccanismo della rotazione di tante sfere presentava più difficoltà in un caso che nell’altro. Verso il principio dell’era volgare il sistema delle sfere solide si trova accettato tanto dai Platonici che dai Peripatetici; è quello esposto da Adrasto Afrodisiense e da Teone Smirneo, e dopo di loro da molti altri scrittori dell’antichità e del medio evo aristotelico. Tolomeo poi ebbe da ultimo il vanto di dare all’ipotesi epiciclica press’a poco tutta la perfezione di cui è capace, combinando l’epiciclo col deferente eccentrico fisso, e separando il centro delle distanze uguali dal centro dei moti angolari uguali. Veramente1

    tele, II, 2; e il relativo commento di Simplicio, pp. 290-293 ed. Diels. In questo è intercalato un notevolissimo passo di Gemino, che verte sul medesimo argomento; ad esso dovremo più volte riferirci nel corso della premute memoria, e perciò lo riportiamo testualmente nella appendice.

  1. Un cenno del sistema delle sfere cave è solide si troverà nella memoria Sfere omocentriche d’Eudosso, ecc. sul fine del cap. VIII, pp. 92-93 del presente tomo.
Schiaparelli - Astronomia II. 9