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che essa già esistesse nell’antico esemplare greco, da cui in tratta la versione arabica, fonte comune dei due testi usati da Alsûfi e da Gerardo. Ma potrebbe ancora darsi che quell’antico esemplare greco fosse in tutto conforme ai nostri, e che le indicazioni del color rosso per Sirio e per Arturo fossero più tardi soppresse nella traduzione per opera di qualche astronomo arabo, al quale tali indicazioni han potuto sembrare già ai suoi tempi poco conformi al vero, almeno per Sirio. Se ciò ebbe veramente luogo, non fu certo per opera d’Alsûfi; il quale nel testo della sua Uranografia, esponendo le proprie osservazioni sulla grandezza apparento di tutte le stelle tolemaiche, esprime per alcune il suo giudizio anche relativamente al colore1. Ora questo giudizio non è sempre conforme a quello dato dal Catalogo di stelle annesso all’opera stessa, e prova così che il testo di tale Catalogo, (per quanto concerne i nomi e le qualificazioni delle stelle) è stato trascritto senz’altro da un esemplare più antico.

Quando si verificasse la seconda delle ipotesi qui accennate, ne risulterebbe soltanto, che Sirio era già bianco al tempo di Alsûfi od anzi nell’epoca alquanto anteriore (del secolo IX probabilmente) in cui fu fatta la versione araba dell’Almagesto, che servì di fonte ai testi usati da Alsûfi e da Gerardo. Con questo l’allegato cambiamento di colore non sarebbe dimostrato impossibile, ma verrebbe limitata la sua epoca all’intervallo che comprende i secoli II-IX. — Il verificarsi della prima ipotesi invece dimostrerebbe che già in tempi molto antichi discordavano i codici greci dell’Almagesto circa il colore di Sirio; con che verrebbe scemata di molto l’autorità di ciò che a questo riguardo attestano i codici posti a fondamento delle nostre edizioni.

2. Tolomeo stesso nella sua opera astrologica conosciuta sotto il nome di Tetrabiblos Syntaxis, parlando degli influssi propri alle principali stelle del cielo indica il colore di alcune tra queste2. Sono Aldebarano Antares e Arturo, tutte e tre

  1. Alsufi giudica rosse le seguenti stelle: Arturo, Aldebaran, Antares, Beteigeuze; omettendo così Polluce e Sirio. Questo dimostra, che mille anni fa i colori delle sei stelle differivano di ben poco dagli attuali.
  2. Claudii Ptolemaei Pelusiensis libri quatuor compositi Syro fratri. Norimbergae, 1535, pp. 6-7. L’edizione è di Gioachino Camerario. Il confronto coll’edizione di Melantone pubblicata a Basilea nel 1553 non ha lasciato vedere alcuna diversità nelle indicazioni qui sopra riportate. Alcuni