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considerazioni 189

designate qui coll’epiteto ὑπόκιῤῥος adoperato nell’Almagesto. Le altre tre stelle delle sei più sopra enumerate sono nel Tetrabiblo semplicemente nominate senza indicazione di colore. L’omissione di tal accenno per Polluce non è difficile a spiegare, meno facilmente si spiega quella di Beteigeuze; ma la più degna d’attenzione è quella di Sirio, che allora come adesso era la stella più brillante del cielo, e nel quale il color rosso avrebbe meritato di esser distinto più che in qualunque altra stella1.

3. Nel medesimo luogo del Tetrabiblo la natura di alcune stelle principali è assimilata alla natura di qualcuno dei pianeti. Delle sei stelle in discorso quattro, cioè Aldebarano, Antares, Beteigeuze e Polluce sono da Tolomeo assomigliate per natura ed effetti a Marte. Arturo è fatto partecipare alla natura di Marte e di Giove; mentre a Sirio è assegnata la natura di Giove mista soltanto con un po’ di quella di Marte. Quale sia il principio direttore in queste assimilazioni non è detto esplicitamente dall’autore; tuttavia dal contesto generale della trattazione e dall’esame dei singoli casi risulta con sufficiente evidenza, che la similitudine dei colori è stato il cri-

    han supposto che il Tetrabiblo non appartenga a Tolomeo, e gli sia stato falsamente attribuito, non parendo a loro possibile che l’autore di esso e quello dell’Almagesto possano esser una medesima persona. Tale sospetto si dileguerà subito agli occhi di chi faccia uno studio alquanto serio di ambedue queste opere. È la stessa mente che ragiona, la stessa maniera d’esporre, lo stesso stile, gli stessi termini tecnici. Le opinioni esposte nel Tetrabiblo sull’Astrologia sono identiche o parallele a quelle indicate nell’opuscolo Sulle apparenze delle stelle fisse, che è certamente di Tolomeo. L’esame filologico e storico della questione ha confermato pienamente questi argomenti, ai quali nulla si può contrapporre di plausibile. L’identità dell’autore del Tetrabiblo con quello dell’Almagesto e della Geografia e delle Armoniche è stata ultimamente dimostrata con pieno rigore e portata alla più chiara evidenza da Franz Boll, nella operetta intitolata: Studien ueber Claudius Ptolemaeus: ein Beitrag zur Geschichte der Griechischen Philosophie und Astrologie. Leipzig, Teubner, 1804, 8°.

  1. La parte del Tetrabiblo a cui si allude si trova esattamente trascritta nel Compendio astrologico di Efastione Tebano, scritto verso l’anno 380 di Cristo. Su quest’opera veggasi quanto ne diremo più sotto. Qui noteremo soltanto, che il testo riferito da Efestione concorda pienamente colle edizioni stampate del Tetrabiblo. Pertanto siamo in grado d’affermare che 250 anni dopo Tolomeo i passi da noi riferiti del Tetrabiblo già si leggevano tali quali ora noi li leggiamo: ciò che non poco conferisce all’autorità dei medesimi.