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nuove considerazioni 229

berrime rappresentazioni zodiacali ad esso appartenenti, sono rappresentati e distinti per nome i cinque pianeti; il nome di Marte è Her-tosch, che sarebbe come dire in latino Horus rubens1. Questo medesimo nome di Marte si trova ripetuto in parecchi altri monumenti e due volte sta scolpito nel soffitto del così detto Ramesseum a Tebe2; così pure è usato nelle tavolette astronomiche che il rev. Stobart portò dall’Egitto, e furono studiate filologicamente da H. Brugsch e astronomicamente di W. Ellis3. In altri monumenti Marte è designato come Horo lucente, stella del cielo orientale, stella che cammina retrogradando4: nelle quali ultime parole vi è una manifesta allusione alle irregolarità del moto di Marte, le quali sono ben più apparenti che quelle di qualsivoglia altro pianeta. Nel Libro dei Morti al Capo XVII, si enumerano i sette Spiriti luminosi che accompagnano il sarcofago di Osiride. In quello che ha il viso di fuoco e cammina retrogradando io non saprei ravvisare altro che Marte5.

Gli Egiziani dunque già assai per tempo avevano notato il color rosso di questo pianeta e fattone uso per distinguerlo dagli altri. Se Sirio fosse stato anche più rosso, difficile sarebbe

  1. H. Brugsch, Die Aegyptologie, pp. 336-337. Leipzig, 1891.
  2. R. Lepsius, Chronologie der alten Aegypter, p. 90. Berlin, 1849.
  3. H. Brugsch, Mémoire sur des observations planétaires consignées dans quatre tablettes égyptiennes en écriture démotique. Berlin, 1856. Sono effemeridi planetarie calcolate per gli anni 103-132 di Cristo e quindi un poco anteriori a Tolomeo. Vedi pure W. Ellis, Results derived from an examination of certain places of the five planets as interpreted from inscriptions on four old tablets (Memorie della Soc. Astronomica di Londra, XXV, 1856).
  4. Brugsch, Die Aegyptologie, p. 336.
  5. Ho sott’occhio le traduzioni di Pierret (Le Livre des Morts des anciens Égyptiens, Paris, 1882) e di Le Page Renouf (The book of the Dead, Proceedings of the Society of Bìblical Archaeology. vol. XIV, p. 379). La prima dice di Marte: celui qui a le visage en feu et vient à recutons: la seconda lo chiama Fiery face which turneth backwards. — Secondo quest’ultimo traduttore non sarebbe questione di Marte, ma di una delle stelle dell’Orsa Maggiore, della quale costellazione si fa cenno alquanto prima nel medesimo capitolo XVII del Libro dei Morti. L’opinione da me espressa mi sembra più probabile, tanto più che nelle figure accompagnanti il testo del Libro dei Morti lo spirito retrogrado ha una perfetta rassomiglianza col Marte che e nei zodiaci di Dendera; una figura umana, con in mano uno scettro, e con la testa di sparviero (vedi l’accennato volume XIV dei Proceedings of the Soc. of Bibl. Arch. Tav. III. fig. 15).