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238 sui parapegmi o calendari

adeguata delle agevolezze e dei vantaggi che all’odierno vivere procura il computo uniforme e la divisione regolare dei tempi. Il nostro agricoltore può fin dal primo di gennaio stabilire tutta intiera la serie dei lavori che dovrà eseguire nell’anno entrante e determinarne con molta approssimazione l’ordine e le epoche; il che gli permette d’impiegare nel modo più utile il suo lavoro, e di fare tutte le sue operazioni nel tempo più opportuno. E tutto questo ei non s’avvede neppure di doverlo al suo Calendario, che gli costa pochi centesimi, od anche nulla. Trasportiamoci invece collo spirito nel mondo greco alla fine dei tempi eroici ed alle origini della storia positiva; quando, l’uso della scrittura non essendo ancora importato dalla Fenicia, od essendo tuttavia il segreto di pochi, si tramandavano di padre in figlio, a memoria ed a viva voce, i canti di Omero. Calendario fisso allora non v’era; il tempo si numerava per giorni, e quando i giorni eran troppi, si contavan le lune; delle quali l’esatta relazione coll’anno solare rimase lungo tempo incerta. Gli anni eran contrassegnati dal numero delle estati e degli inverni; e per non deviar troppo nel loro computo delle vicende delle stagioni, i Greci li facevano (come molte altre nazioni dell’Oriente) ora di 12 lune, ora di 13. Quanti giorni poi fossero in un anno solare, i Greci non lo seppero mai bene prima della guerra del Peloponneso. In un sistema così informe e così incerto, dove le date dei solstizi e degli equinozi potevano oscillare quasi di un mese da un anno all’altro (dato pure che le intercalazioni del 13° mese si facessero sempre a dovere) non era certamente possibile avere una norma costante e semplice per fissare le epoche dei lavori agricoli, e di tutte le occupazioni strettamente legate al corso delle stagioni.

Non rimaneva dunque altro espediente che approfittare del Calendario naturale scritto sulla volta celeste dal Sole col suo moto annuo e diurno. Questo si poteva fare in due modi: osservando cioè le diversità che mostra lungo l’anno il corso diurno apparente del Sole sopra l’orizzonte; o notando il diverso aspetto, che in conseguenza del progresso annuale del Sole lungo lo zodiaco presenta il cielo notturno nelle diverse stagioni. A noi il primo di questi modi parrebbe il più diretto ed il più semplice. Stabilito un gnomone, e tracciata pel suo piede una linea non troppo distante dalla direzione del meridiano, questa sarà in ogni giorno dell’anno toccata una volta