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266 sui parapegmi o calendari

vari secoli in uso presso gli astronomi greci; ma a cagione della sua eccessiva lunghezza non pare sia stato mai applicato al calendario civile, e certamente mai non lo fu agli studi di meteorologia. Nondimeno Callippo è da annoverarsi fra i più zelanti cultori di questi studi. Nel suo parapegma, del quale restano più di 60 indicazioni, i quattro intervalli disuguali in cui l’anno è diviso dagli istanti degli equinozi e dei solstizi sono assegnati con precisione assai maggiore che presso i suoi predecessori Democrito, Eutemone ed Eudosso. Le sue osservazioni diconsi fatte in luoghi vicini all’Ellesponto, da cui del resto Cizico sua patria non era molto lontana.

Quali frutti avessero dato alla scienza le osservazioni diligenti di tanti valenti uomini possiamo argomentarlo leggendo i quattro libri della Meteorologia d’Aristotele, dove per la prima volta questo ramo di studio si trova trattato separatamente dall’Astronomia e raccolto in un corpo di dottrina fondata sull’osservazione e sull’analogia. Certamente la fisica che ad esso serve di base lascia molto a desiderare; e delle proprietà occulte si fa un’applicazione troppo frequente. Tuttavia quando si tenga conto dell’epoca in cui fu scritta, si deve confessare che è sempre una cosa ammirabile e degna di quel grande intelletto.

In altre sue opere Aristotele fa continuo uso dei fenomeni del levare e del tramonto delle stelle per determinare le epoche di molti fatti periodici del regno animale e del regno vegetale; e si potrebbe da queste indicazioni insieme raccolte formare un calendario dei fenomeni della natura organica nello stile tenuto da Quételet per la fioritura delle piante.


VII. Conone, Dositeo, Critone, Parmenisco; Ipparco, Giulio Cesare, Metrodoro; osservatori Caldei ed Egiziani.


Conone (300-240) benchè Samio d’origine, è detto Alessandrino, forse per aver soggiornato lungo tempo in Alessandria; osservò in Italia o particolarmente in Sicilia, dove ebbe la fortuna di ottenere l’amicizia di Archimede. Nulla più rimane de’ suoi lavori astronomici; ma la sua fama fu grande presso i poeti, grazie alla notissima apoteosi della chioma di Berenice, sposa e cugina a Tolomeo III Evergete, in bei versi celebrata da Callimaco e da Catullo; egli è pure incordato con lode da Virgilio nella terza Egloga e da Properzio al principio del