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310 sulla nuova storia delle matematiche

che si può desiderare di sapere da chi non voglia fare studio speciale sui volumi stessi di quegli immortali Autori1. E anche riguardo ai matematici minori le notizie sono complete per quanto l’ha concesso l’ingiuria del tempo. Veramente avrebbe potuto l’Autore accrescere la sua opera coll’enumerazione di molti geometri dei quali per uno o per altro caso si è conservato il nome presso qualche antico scrittore o su qualche monumento; ma la storia scientifica poco si vantaggia dei nudi nomi, come poco servono alla storia politica le semplici liste dei re.

La quarta sezione riguarda i Romani, e contiene materia quasi tutta nuova. Si tratta principalmente dei libri eroniani di pratica geometrica, e della loro diffusione nel mondo romano per mezzo dei gromatici; fondamento principale qui sono le ricerche del Cantor stesso nella citata opera sugli agrimensori.

Le matematiche degli Indiani vengono in seguito, e formano una delle più curiose ed importanti sezioni, per la quale ai tempi del Montucla non si avevano che pochissime ed imperfette notizie. Scorta all’Autore furono qui i capitoli matematici di Brahmagupta e di Bhaskara pubblicati da Colebrooke, l’Aryabhatiya recentemente uscita in luce per cura del dott. Kern, e le nozioni geometriche dei Çulvasûtras pubblicate da Tribaut2. Troverà qui il lettore una esposizione chiara e sufficiente delle note numerali di Aryabhatta, la quale ancora si desiderava.

Sopra la matematica dei Chinesi, che forma l’oggetto della sezione consecutiva, quasi nulla si conosce, essendosi fatte pochissime pubblicazioni delle opere originali che nella letteratura chinese occorrono di questa materia. È opinione generalmente invalsa, che prima dell’epoca dei missionari i Chinesi avessero fatto nelle matematiche pochi progressi. Tuttavia fra i pochi documenti conosciuti ve n’è uno, il quale sembra accennare a cognizioni non comuni sull’algebra delle equa-

  1. Sarebbe stato desiderabile, che seguendo l’esempio di Montucla, l’A. avesse aggiunto qualche cenno delle più importanti edizioni e traduzioni di quelle opere, capace di servire d’informazione e di guida a coloro che desiderassero intraprenderne lo studio. Questa mancanza credo sarà sentita da molti lettori dell’opera del Cantor.
  2. La geometria dei Çulvasûtras fu già esposta dallo stesso Cantor. Vedi i suoi Studi Greco-Indiani, tradotti in italiano da G. Schiaparelli (n. XX del presente tomo).